Qualche settimana ho avuto il piacere di partecipare alla serata finale di un concorso letterario, tenutosi all’interno di un castello medioevale di uno dei più bei borghi d’Italia. Poco prima dell’inizio della manifestazione mi sono ritrovato a scambiare alcune impressioni con alcuni degli organizzatori e diversi autori presenti. Il tema: la poesia.
È emerso, in particolare, che questa nobile arte letteraria sia ormai desueta e relegata al ruolo di mera astrazione personale per una sparuta minoranza di mancati narratori o nostalgici “rimaioli”. L’inizio dei lavori non ha permesso lo sviluppo di questa conversazione, ma la voglia di dissentire da questa errata (secondo me) convinzione ha covato per le successive due ore, evidentemente.
Lo ammetto, ho ascoltato veramente poco nei vari interventi che si sono susseguiti prima delle premiazioni, preso com’ero nel provare a ricordare alcuni pensieri di menti sicuramente più illuminate… ”La poesia non è una cosa morta, ma vive una vita clandestina”(1), “Le poesie sono pensieri che respirano, e parole che bruciano”(2), “La poesia è l’arte di far entrare il mare in un bicchiere”(3). Tutte citazioni, ne ero sicuro, di grandi scrittori e pensatori di cui, ahimè, la mia debole memoria m’impediva di associarne l’autore.
Poi, un ultimo lampo della cui paternità ero certo: “Ogni poesia è misteriosa. Nessuno sa interamente ciò che gli è stato concesso di scrivere”, di Jorge Louis Borges. Era quello che cercavo. Il mistero… Come è possibile disquisire di poesia se neanche l’autore conosce l’intera portata dei suoi versi? Come è pensabile inscatolare ed etichettare degli scritti le cui parole vengono estratte magicamente in particolari momenti d’ispirazione?
La questione casomai è un’altra, quindi: Cosa accomuna veramente chi scrive e chi legge poesie?
Nel frattempo era arrivato il momento di presenziare. Il giornalista che da poco mi aveva invitato sul palco mi porge il microfono ed io, dopo aver ringraziato gli organizzatori e la giuria, finisco di completare il pensiero di prima:
“Il compito di chi scrive si chiude solo quando qualcuno legge, non quando si finisce di scrivere. Ho sentito dire che la poesia sia ormai bistrattata e desueta come forma di letteratura. Io non credo sia vero, anzi è più viva che mai. Occorre solo lasciare parlare l’anima, senza farci prendere troppo dagli affanni quotidiani. L’importante è avere la giusta sensibilità, sia da parte di chi scrive, sia da parte di chi legge. Quando c’è la sensibilità, non c’è molta differenza tra il poeta e il suo lettore.”
Otil Farg
Note
(1) Edoardo Sanguineti
(2) Thomas Gray
(3) Italo Calvino
L’articolo è stato pubblicato (con qualche piccola modifica) all’interno della comunity “ILMIOLIBRO” del gruppo L’Espresso:
http://ilmiolibro.kataweb.it/opinione/268033/ogni-poesia-e-misteriosa/
Condivido in pieno.
La sensibilità opera grandi magie…
È proprio così, Karl.
E di solito lo riconosce… chi ne è dotato. 🙂