La maggioranza degli uomini è cattiva
Mai come in questo momento mi sto ritrovando a condividere una massima di Biante di Priene, uno dei famosi sette sapienti dell’antichità che, secondo Diogene Laerzio (in “Vite dei filosofi”), avrebbe scritto sul tempio di Apollo a Delfi: La maggioranza degli uomini è cattiva.
È una frase che mi è rimasta attaccata addosso in età giovanile e che ogni tanto rispolvero dagli anfratti polverosi della mia memoria, in occasione di eventi assai difficili da digerire.
Negli ultimi tempi, di eventi del genere, che ci lasciano senza fiato come degli autentici pugni nello stomaco, ce ne sono stati fin troppi e i recenti fatti di Nizza rappresentano purtroppo solo l’ultima tappa di una triste escalation di terrore.
Impossibile rimanere indifferenti a questi continui esempi di scelleratezza umana (?), così come è difficile capire come si possa giungere a compiere delle azioni così efferate ai danni dei propri simili, senza neanche riflettere che il sangue versato è lo stesso che in tempi ancestrali univa tutti, vittime e carnefici.
Qual è il senso di tutto questo odio? Ammesso che si tratti di odio o Dio solo sa cosa…
Almeno, io non riesco a trovare delle risposte plausibili ed anzi mi convinco sempre di più che l’uomo sia potenzialmente la creatura più malvagia dell’universo. In questo senso fa riflettere l’interpretazione, da parte di Luciano De Crescenzo (“Storia della filosofia greca. I Presocratici”), della massima citata in apertura.
Secondo lo scrittore partenopeo, la maggioranza degli uomini non va intesa in assoluto come percentuale sul totale della popolazione, quanto piuttosto sull’aggregazione sociale degli individui che costituiscono spesso dei gruppi ad equilibrio potenzialmente instabile. In buona sostanza una sorta di teoria del branco, che mi sento di condividere, che porterebbe una persona mediamente tranquilla ad abbassare i propri freni inibitori lasciandosi andare ad azioni che abitualmente non compirebbe mai da solo.
Ovviamente il discorso non vale sempre e neanche per tutti, però fateci caso… la tentazione di uscire dalle canoniche righe è qualcosa che ha solleticato un po’ tutti, a partire dalle prime gite scolastiche e proseguendo poi con feste adolescenziali e addii al celibato/nubilato, passando per concerti ed eventi sportivi vari. Senza scomodare ultras ed integralisti religiosi.
Si potrebbe definire una sorta di lato oscuro sempre pronto a sedurre con la promessa di un apporto adrenalinico in grado di sconfiggere il piattume della vita quotidiana?
Non lo so, in compenso mi sento di aggiungere che l’uomo, quando si trova in un gruppo omogeneo di persone con cui condivide emotivamente qualcosa, tende ad essere più facilmente plagiabile da parte di un eventuale leader. Con tutte le conseguenze del caso.
Sarà anche per questo che non mi sento proprio a mio agio di fronte alle “maggioranze” ?
Otil Farg
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